Nata a Treviglio, Patrizia Monzio Compagnoni, attualmente vive e lavora a Treviglio (Bergamo).
Fin da piccola sviluppa la passione per l'arte e il disegno.
È stata allieva del Maestro Giuliano Ottaviani e del Maestro Carlo Monzani.
Patrizia dipinge inizialmente su stoffa e vetro collaborando con architetti e negozi d'arredo.
Nel 1991 apre due negozi di stock d'abbigliamento fino al 2000, quando scopre di avere un linfoma aggressivo e trascorre tredici anni tra “letto e cavalletto” con varie recidive e due trapianti di midollo.
L'arte è per Patrizia la terapia migliore che l'accompagna in questo periodo di vita, aiutandola ad affrontare ogni ostacolo “con la forza di un guerriero e gli occhi di un bambino”.
Durante i vari ricoveri, dipinge le vetrate del reparto di trapianti del Prof. Paolo Corradini dell'Istituto dei Tumori di Milano.
Patrizia crea la sua tavolozza dipingendo i volti del mondo, sguardi che non poteva incontrare e paesi che non poteva attraversare , ma ogni foto era un'emozione così forte che sembrava li avesse conosciuti e prendevano vita lì sulla tela. Fotografi conosciuti come Adriano Pagani, Roberto Pazzi, Andrea Scabini, Angelo Merletti le hanno regalato le emozioni che cercava.
Patrizia ha vinto premi ed è in attivo con varie mostre personali e collettive nazionali e internazionali.
I suoi dipinti sono apprezzati in Italia e nei vari paesi dell’Europa, ma anche in Nuova Zelanda Australia, Singapore e Canada .
Il desiderio di Patrizia è viaggiare raccontando non solo emozioni di uno sguardo, ma anche la loro storia, il loro profumo, l’intensità dei colori della natura e di tutto ciò che la circonda.
“Ho iniziato a dipingere la madre Africa, volti e sguardi unici e profondi. I loro colori meravigliosi in terre aride e case spartane, ma i loro tessuti e colori rispettano e diventano tutt’uno con la natura.
Vite che sorridono al sole, alla pioggia, a tutte le emozioni che la vita regala giorno dopo giorno, vivendo attimo dopo attimo. Anche per me la vita era il presente, il mio capo era coperto da teli e turbanti ed ogni stagione mi regalava emozioni straordinarie.
Ricordo la gioia nel vedere germogli e fiori sbocciare, il verde dei prati, il candore della neve che come una bambina desideravo toccare. Ho imparato a conoscere etnie nuove e sconosciute, a girare il mondo con gli occhi degli altri esplorando con la pittura i luoghi di cui mio figlio faceva conoscenza viaggiando. Io immortalavo quella terra sulla mia tela.
La pittura mi ha dato la gioia di vivere anche nei momenti difficili. L’arte mi ha ridato la vita”.